IL RITMO BINAURALE

cd cover theta paint Al fine di indurre il cervello a produrre una frequenza desiderata, ad esempio Theta, può essere impiegata una particolare tecnica, detta ritmo biauricolare o binaurale, che opera nel modo seguente: se l’orecchio sinistro viene stimolato con un suono portante alla frequenza, poniamo, di 500 Hz e l’orecchio destro con uno a 506 Hz, la differenza di 6 Hz viene percepita dal cervello (e solo dal cervello, perché è una frequenza che sta al di fuori dello spettro sonoro uditivo) che è stimolato a produrre una frequenza simile (entra cioè in risonanza con il ritmo biauricolare di 6 Hz del range Theta). Tale tecnica può essere impiegata ad esempio per indurre una situazione di calma e tranquillità nella persona.

Induzione dello stato ipnoide e variazioni di frequenza

Nella prima fase della procedura ipnotica “standard”, quella di induzione, si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza del soggetto. In linea di massima possiamo dire che il soggetto passa da uno stato ove predominano le onde Beta, ad uno stato dove predominano le onde Alpha. Nel processo di rilassamento a queste variazioni cerebrali si accompagnano un rallentamento anche di altre attività (numero degli atti respiratori, profondità degli stessi, frequenza cardiaca, diminuzione della GSR , ecc…in sintesi, si assiste ad un aumento dell’attività trofotropica legata all’incremento dell’attività parasimpatica. Successivamente, con l’incremento dell’attenzione del soggetto rivolta verso l’interno, e l’approfondimento della trance si manifesta un predominio delle onde Theta, più lente delle Alpha, che caratterizzano la trance vera e propria. È da notare che le onde Theta si manifestano di solito nel periodo che precede il sogno (fase ipnagogica). Questo stato, che normalmente è vissuto passivamente o fugacemente, nell’ipnosi viene mantenuto per tutta la seduta e utilizzato a fini terapeutici. Durante questo passaggio l’individuo vive la destrutturazione del suo stato di coscienza, potrebbe anche avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione o di irrealtà. Lo schema del corpo può alterarsi diventando evanescente e spesso si presentano fantasie e immagini fugaci. Il soggetto comincia a far fatica a seguire il senso delle parole dell’ipnotista anche se sente un forte legame con lo stesso. Più che al contenuto semantico delle parole, il soggetto potrebbe, in questa fase, essere sensibile e quindi reagire, agli aspetti ritmico-prosodici del discorso. A questo livello l’ipnotista, riconoscendo i segnali fisiologici della trance, comunque, passa all’utilizzo di un linguaggio metaforico-allegorico proprio dell’emisfero destro che nel frattempo è divenuto l’emisfero dominante. Si possono quindi creare delle realtà ipnotiche dove l’individuo, attingendo alle proprie risorse profonde, potrà sperimentare nuovi esperienze e sviluppare nuove associazioni. Tra l’altro si è scoperto, tramite la PET (tomografia ad emissioni di positroni), che le realtà prodotte in ipnosi sono virtuali solo sino a un certo punto, poiché i soggetti a cui, ad esempio, si comandava di pensare di correre su un prato, attivavano i medesimi percorsi neuronali di una “vera corsa”.
Ci sono vari esperimenti che dimostrano la validità di questo principio: “Uno studio ha guardato agli effetti dell’esercizio mentale opposto a quello fisico nel tendere e rilassare un dito della mano sinistra. Questo piccolo esercizio muscolare venne ripetuto per cinque sessioni alla settimana su di un periodo di quattro settimane – per un totale di venti sessioni d’allenamento. Metà dei partecipanti eseguì fisicamente l’esercizio, mentre un secondo gruppo ne immaginò soltanto l’esecuzione per lo stesso numero di sedute d’allenamento. Al termine delle quattro settimane, la forza del dito di ogni partecipante venne confrontata con quella degli appartenenti ad un gruppo di controllo che non avevano praticato lo stesso allenamento. Per il gruppo che aveva eseguito fisicamente l’esercizio la potenza del dito era aumentata del 30%, mentre il gruppo di controllo fece registrare un incremento di potenza del tutto trascurabile. […] Ma cosa era successo agli individui che si erano esercitati soltanto nella palestra della mente? – La forza nel loro dito era aumentata del 22%, quasi quanto in seguito all’allenamento fisico! […] l’incremento osservato nella forza era dovuto unicamente a variazioni a livello cerebrale, le quali a loro volta erano state causate dalla stimolazione del circuito di neuroni interconnessi che controllano i movimenti delle dita. Attivandosi insieme ripetutamente, questi circuiti cerebrali si erano irrobustiti ed espansi (proprio come accade anche nel cervello dei violinisti e dei lettori Braille.”

V.F. – Emanuele Oscar Crestani

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